George Soros, lo squalo della finanza, elogia le sardine

George Soros, lo squalo della finanza, elogia le sardine

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George Soros

Osservazioni rese al World Economic Forum

Davos, Svizzera

di George Soros, 23 gennaio 2020


Viviamo in un momento di trasformazione della storia. La sopravvivenza delle società aperte è in pericolo e affrontiamo una crisi ancora maggiore: il cambiamento climatico. Minaccia la sopravvivenza della nostra civiltà. Queste due sfide mi hanno ispirato ad annunciare qui stasera il progetto più importante della mia vita.


Come sostengo nel mio recente libro, In Defense of Open Society, in un momento rivoluzionario la gamma di possibilità è molto più ampia rispetto ai tempi normali. È diventato più facile influenzare gli eventi che capire cosa sta succedendo. Di conseguenza, è improbabile che i risultati corrispondano alle aspettative delle persone. Ciò ha già causato una diffusa delusione che i politici populisti hanno sfruttato per i propri scopi.

(...)

Da un punto di vista della società aperta, la situazione è piuttosto cupa. Sarebbe facile arrendersi alla disperazione, ma sarebbe un errore. Il pubblico sta iniziando a essere consapevole dei pericoli dei cambiamenti climatici. È certamente diventata la massima priorità dell'Unione Europea – ma non possiamo contare sugli Stati Uniti mentre Trump è al potere perché è un negazionista del clima.


Ci sono anche motivi di speranza per la sopravvivenza di società aperte. Hanno i loro punti deboli, ma anche i regimi repressivi li hanno. Il più grande difetto delle dittature è che quando hanno successo, non sanno come o quando smettere di essere repressivi. Mancano i controlli e gli equilibri che conferiscono alle democrazie un certo grado di stabilità. Di conseguenza, gli oppressi si rivoltano.


Lo vediamo accadere oggi in tutto il mondo. La ribellione di maggior successo finora è stata a Hong Kong, ma ha un costo enorme: potrebbe benissimo distruggere la prosperità economica della città. Ci sono così tante rivolte nel mondo che ci vorrebbe troppo tempo per esaminare ogni singolo caso.


Osservando questo fiume di ribellioni, posso azzardare una previsione di quelle che probabilmente avranno successo. Sono tutte del tipo di quella di Hong Kong. Non ha una leadership visibilmente identificabile e tuttavia ha il sostegno schiacciante della popolazione.


Ho iniziato a trarre questa conclusione quando ho saputo di un movimento spontaneo di giovani che si sono presentati alle manifestazioni organizzate da Matteo Salvini, il potenziale dittatore d'Italia. Hanno sollevato cartoni ritagliati come sardine proclamandosi "sardine contro Salvini", e spiegano che ci sono molte più sardine che squali come Salvini, quindi le sardine sono destinate a prevalere.


Le sardine sono la variante italiana di una tendenza mondiale guidata dai giovani. Questo mi porta a concludere che i giovani di oggi potrebbero aver trovato il modo di affrontare le dittature nazionaliste.

(...)

(Fonte: https://www.georgesoros.com/2020/01/23/remarks-delivered-at-the-world-economic-forum-3/)


Sardine

Chi sono davvero le sardine “apartitiche”. La schedatura dei leader nazionali e locali

di Francesca Totolo, 29 novembre 2019

https://www.ilprimatonazionale.it/inferno-spa/chi-sono-davvero-sardine-schedatura-dei-leader-138281/


Chi è George Soros

di Enrica Perucchietti, 8 marzo 2019


Lerner

Gad Lerner: Viva Soros! (La7, 7/03/2019) - https://vimeo.com/323187961


In TV si esalta ormai in modo sempre più sfacciato e acritico la figura di George Soros (vero nome György Schwartz), minimizzando le sue attività da speculatore finanziario (compreso l'attacco alla lira e alla sterlina nel 1992 con il suo fondo Quantum, operazione che ancora nel 2013 difese giudicandola "legittima" cfr: www.huffingtonpost.it). L'aneddotica che lo riguarda riporta numerosi avvenimenti della sua vita lunga e a tratti avventurosa, ricordando in particolare che sfuggì alla Shoah, tralasciandone i dettagli. 


Proviamo però a ricostruire in modo obiettivo, al di là della mitologia sorosiana, la pagina riguardante la Shoah, che ho approfondito nella riedizione di Governo Globale e da cui emerge a dir poco la sua spregiudicatezza.


Quando i nazisti occuparono Budapest nel 1944, Tivadar Soros, il padre di George, era un brillante avvocato ebreo di successo: per proteggere la sua famiglia comprò documenti falsi e dopo aver corrotto un funzionario di governo fece registrare la sua famiglia da ebrea a cristiana. Il racconto ci viene dallo stesso Tivadar nella sua autobiografia "Ballo in maschera a Budapest" in cui si ricostruiscono i dieci mesi vissuti dalla famiglia dell’autore durante l’occupazione nazista di Budapest. Bisogna ammettere che dal racconto emerge la descrizione di un uomo (Tivadar) incredibile, generoso e coraggioso, che ha salvato numerose persone dalla possibile deportazione, offrendo loro documenti falsi. Si faceva pagare anche cifre astronomiche da chi poteva permetterselo per poter offrire i documenti gratis a chi invece non aveva i soldi per comprarli. Ecco, lui è stato un vero eroe.


Anche il giovane György, che aveva all’epoca 14 anni, assistette alla deportazione di migliaia di ebrei ungheresi. Fu proprio in questo periodo che György trovò lavoro in un ufficio che si occupava della confisca delle proprietà ebraiche come “corriere”. Il padre Tivadar fa solo un breve riferimento alla vicenda, raccontando di aver poi sgridato il figlio minore vietandogli di continuare a collaborare con i nazisti.

Ripeto: collaborare con i nazisti


Non sembra che il ruolo infastidisse il ragazzo, che anzi viveva quel periodo come un’avventura. Diversa e più ambigua la versione dello stesso George adulto. Nella prefazione alla biografia del padre è lo stesso George Soros a precisare: «Suona sconveniente a dirsi, ma quei dieci mesi per me sono stati i più felici di tutta la vita».


Si potrà dire che era stata una ragazzata o che non era cosciente di cosa stava facendo. Si potranno dire molte cose a riguardo, ma non è corretto trasfigurare la biografia di una persona riscrivendone anche le pagine più buie pur di farlo passare per un paladino dei diritti umani, giustificandone le azioni da speculatore e minimizzando o addirittura censurando le azioni. Azioni tra l'altro che lui stesso non ha mai negato.


In un’intervista del 20 dicembre 1998 per la CBS , “60 minutes”, Soros ha risposto alle domande dell’intervistatore Steve Kroft, su quella pagina del suo passato, spiegando che, quando era un adolescente, aiutò i nazisti a confiscare le proprietà degli ebrei mandati nei campi di sterminio, e che non si sentiva per niente in colpa nel farlo. Durante l’intervista vennero montati degli spezzoni dei video dell’epoca della deportazione degli ebrei. Il filmato evidenzia l’imbarazzo di Kroft che rimane perplesso dal candore con cui Soros spiega di non essersi sentito allora in colpa in quanto non responsabile degli eventi. Non sapendo più che cosa chiedergli, Kroft vira su una domanda a cui evidentemente si aspetta una risposta diversa da quella che otterrà: “Crede in Dio?”, chiede. Soros risponde tranquillamente di no. Kroft cerca di insistere ma la risposta flemmatica dell’intervistato gli basta per non insistere e per cambiare argomento ed evitare di prolungare l'imbarazzo.


Qui di seguito riportiamo una stralcio tradotto in italiano dell’intervista pubblicato sul sito di Luciano Bonazzi che si può facilmente vedere in versione integrale su youtube:


«Kroft: […] Lei è un Ebreo ungherese scampato all’Olocausto fingendosi cristiano e ha visto un sacco di persone mentre venivano deportate nei campi di sterminio.

Soros: Proprio così. Avevo 14 anni. E direi che è proprio in quei momenti che si è formato il mio carattere.

Kroft: Come?

Soros: Capisco che dobbiamo sempre riflettere, comprendere e anticipare gli eventi, soprattutto quando si è minacciati, all’epoca era in atto una minaccia enorme… voglio dire, è stata un’esperienza molto personale del male.

Kroft: Capisco che sia riuscito a salvarsi grazie a certe protezioni.

Soros: Sì. Sì.

Kroft: Cioè, ha evitato la loro stessa sorte e ha contribuito a confiscare i beni degli ebrei.

Soros: Sì. È vero. Sì.

Kroft: Voglio dire, è… suona come un’esperienza che sarebbe potuta finire in un ospedale psichiatrico per la maggior parte delle persone. È difficile?

Soros: Niente affatto, niente affatto, forse perché quando sei un ragazzo, non vedi il quadro completo, ma per me non è stato un problema.

Kroft: Nessun senso di colpa?

Soros: .

Kroft: Per esempio: “Sono ebreo e sto lì a guardare queste persone? Potrei anche essere finito come loro? Dovevo essere lì. Niente di tutto questo?”.

Soros: Beh, naturalmente sarei potuto essere dall’altra parte o potrei essere tra coloro i cui beni ho confiscati. Ma non c’è alcun senso a teorizzare su questo ora, perché è come il mercato, se non l’avessi fatto io, qualcun altro l’avrebbe fatto comunque. Io ero solo uno spettatore in quella situazione, quando la proprietà veniva confiscata: siccome non ero responsabile non avevo alcun senso di colpa».


L’intervista è visibile integralmente su youtube. La parte in questione si trova dal minuto 7’.


Soros

George Soros Interview 60 Minutes [FULL] - (ReasonReport, 17/11/2016) -

https://youtu.be/QSyczwuTQfo



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