“Gatizole Cat Café”: un posto per stare tranquilli e fare una merenda alternativa

“Gatizole Cat Café”: un posto per stare tranquilli e fare una merenda alternativa

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Intervista a cura di Arianna Rampino e Greta Bianchin

Se siete alla ricerca di un locale dove poter studiare tranquilli o concedervi una pausa relax con i compagni universitari, il Gatizole Cat Café sembra proprio fare al caso vostro. La filosofia dei proprietari, Rocco e Annalisa, infatti, è quella di ricreare una realtà nuova e unica nel centro di Trento: un posto accogliente, sicuro e che permetta agli amanti degli animali di vivere un’esperienza particolare e familiare allo stesso tempo. Vi abbiamo incuriositi abbastanza? Allora capiamo meglio di cosa si tratta…

Per iniziare, possiamo chiedervi il motivo della scelta del nome del locale e cosa significa?
“Gatizole” in dialetto trentino vuol dire “solletico”. Il dialetto è stato già usato da noi in passato nella nostra prima attività (street food): avevamo una lista di panini con nomi in dialetto e questo era un ottimo spunto per chiacchierare con i clienti. Inoltre volevamo comunicare che non siamo la solita catena che apre per moda, ma una piccola realtà locale.

Molto interessante, e come funziona il vostro locale?
Siamo un Cat Café che ha aperto qui a Trento a giugno 2023. Abbiamo quattro gatti: Lina, Susanne, Alcide e Gianni. Il locale ha una permanenza massima di un’ora e una consumazione minima di 5 euro, in modo da garantire la quiete del locale e il benessere degli animali. L’ambiente qui è molto tranquillo e adatto a tutti, a patto che si rispettino le regole che abbiamo stabilito per i nostri gatti. I gatti, ad esempio, non si possono prendere in braccio, ma si fa in modo che siano loro a venire spontaneamente dai clienti o, se hanno voglia, si lasciano liberi di dormire o stare sdraiati vicini a loro. Inoltre, parlando dei prodotti che serviamo, molti sono fatti da noi, mentre alcuni sono comprati e abbiamo un menù stagionale: offriamo un’ampia scelta di tè caldi d’inverno e gelati d’estate.

Come è nata l’idea di aprire un Cat Café qui a Trento?
Il concetto di Cat Café deriva dal Giappone: spesso lì le case sono molto piccole quindi questi luoghi soddisfano l’esigenza di stare con i gatti. In queste sale si paga una quota di ingresso per stare in loro compagnia e ci sono poi dei distributori automatici. Qui, invece, c’è un bar, ma il concetto rimane sostanzialmente lo stesso. Ovvero, quello di pagare per stare del tempo con i micetti, che è comunque terapeutico. Noi abbiamo voluto riproporre tutto ciò, perché non esisteva una realtà simile a Trento e anche per distinguerci da altri locali che puntano invece sull’accaparrarsi la movida. Noi qui abbiamo creato un posto dove vengono persone che magari non vanno al bar così spesso e qui trovano un luogo sicuro: gli universitari che hanno un gatto a casa, ma non qui o chi ha semplicemente voglia di provare un ambiente diverso da quello di un classico bar, dove poter stare tranquilli e fare una merenda un po’ alternativa.

E il vostro amore per i gatti quando nasce?
Aprendo questo locale abbiamo collegato la mia passione per la ristorazione, la passione per i gatti e la pasticceria di mia moglie: abbiamo creato un posto che andava a soddisfare le nostre esigenze. Sempre tenendo presente che qui non esisteva un posto del genere.

Ci sono particolari difficoltà nel gestire un bar di questo tipo?
In parte sì. Noi abbiamo tutto ciò che hanno gli altri bar: l’importanza della pulizia e dell’ approvvigionamento di materie prime; però, in più, abbiamo questa sorta di particolarità per la quale abbiamo anche un piano di autocontrollo più severo per quanto riguarda l’igiene: ci teniamo molto alla pulizia anche perché siamo controllati di più da questo punto di vista rispetto agli altri locali. Spesso, magari, le persone entrano già con il preconcetto del: “troverò i peli sul tavolo”. All’inizio avevamo avuto molti clienti che entravano proprio per indagare: sono entrati un po’ diffidenti e poi, per fortuna, sono usciti tranquilli e soddisfatti.
Dal punto di vista legale ci siamo informati in modo molto preciso: noi non possiamo ovviamente offrire prodotti contaminati dai peli dei gatti, ma allo stesso modo chi entra sa che nel bar ci sono anche degli animali.

Avete riscontrato dei pareri positivi da parte dei clienti?
Abbiamo di solito tre o quattro profili di possibili clienti: ci sono quelli che conoscono già il concetto di Cat Café ed entrano con grande educazione – quasi timidezza – e ci mettono nelle condizioni di offrire la migliore esperienza possibile.
Entrano poi molto spesso famiglie con bambini e in questo caso ci sono diverse tipologie di atteggiamento. A volte entrano bambini molto tranquilli ed educati, ma a volte anche genitori con bambini che fanno tutto ciò che vogliono e spesso con loro ci scontriamo. Io specialmente sono una persona molto quadrata quindi mi scontro volentieri se le regole non vengono seguite: anche a costo di una recensione negativa. Ci sono poi adulti che hanno gatti a casa e spesso si comportano con i nostri gatti come fossero i loro. La differenza è che i nostri gatti vedono 100/150 persone al giorno, quindi non hanno mai tempo di defaticare. E se loro capiscono che li sfruttiamo dandoli in pasto al cliente si rintanano nella loro stanzina e il nostro Cat Café diventa un caffè come gli altri. Cerchiamo sempre di coniugare la soddisfazione del cliente con il benessere degli animali. Bisogna poi capire che l’esperienza dipende molto dai momenti: ci sono volte in cui alle cinque di pomeriggio il bar è pieno, ma i gatti dormono tutti, e volte in cui entra una ragazza da sola e il gatto le si siede in braccio facendole le fusa.
Ogni volta l’esperienza è un po’ diversa.

Come si chiamano i vostri gatti?
Si chiamano Lina, Alcide, Susanne e Gianni. Sono gatti di razza e, a proposito, ci sarebbe un concetto a cui noi teniamo molto: l’aver comprato dei gatti di razza non significa che noi non siamo pro gattile. Il consiglio che diamo a tutti è sempre quello di farsi un giro al gattile, ma dipende anche dalle diverse esigenze: se una persona desidera un gatto di una razza specifica lo andrà sicuramente a comprare. Abbiamo a volte ricevuto delle critiche per l’aver preso dei gatti di razza, anche perché spesso questo tipo di locale punta molto sulla questione morale dell’aver recuperato degli animali dalla strada. Spesso la filosofia diventa “pagateci perché noi facciamo del bene”. Noi nasciamo comunque come un’attività commerciale e non come attività di volontariato. Sicuramente l’idea vende, ma poi bisogna effettivamente fare del bene a questi animali. Non tutti i gatti trovatelli sono poi effettivamente adatti a stare tutto il giorno tra le persone e a quel punto rischia di diventare più uno sfruttamento che una buona azione per l’animale. Susi, ad esempio, è un gatto bassotto, mentre Alcide e Lina sono due scozzesi che sono nati in una casa dove c’era tanta gente che andava e veniva, quindi avevamo la sicurezza che in un ambiente come questo potessero stare bene e avere delle interazioni con i clienti.

Bene, vi ringraziamo per la disponibilità e il tempo che ci avete concesso per l’intervista, torneremo
sicuramente a trovarvi, magari per una pausa caffé…

Grazie a voi ragazze, vi aspetteremo senz’altro! Ah, un’ultima cosa, stiamo organizzando una serie di eventi a tema musica jazz e lettura di poesie per la nostra clientela, se passate a fare un salto, ci fareste un grande piacere!

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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