Camille

Camille

CuzImPekka

C’ era una volta, tanto tempo fa, in un regno molto lontano, una potente strega bianca di nome Camille che viveva in una casetta in mezzo alla foresta. La ragazza era bellissima, aveva la pelle bianca e delicata simile all’alabastro, aveva gli occhi smeraldo e i capelli corvini; ogni volta che si muoveva sembrava danzasse e la sua voce era melodiosa.

Nonostante la sua magia fosse splendida da vedere e meravigliosa da provare, le persone del villaggio vicino avevano paura e la povera ragazza crebbe sola, isolata dalla società.

Camille passava le giornate tra gli alberi pieni di foglie e tra gli animali del bosco che, meno stupidi degli esseri umani, amavano stare in sua compagnia. Spesso si distendeva al sole sulla soffice erba della radura vicino a casa e guardava le nuvole mentre i cervi si accucciavano vicino a lei. Ogni tanto si portava dei libri e si metteva a leggere presso un torrente di acqua cristallina, passava ore a sognare cullata dal suono del torrente e delle foglie mosse dal vento. L’unico problema di quei libri era che raccontavano sempre di amori leggendari e Camille, leggermente invidiosa di quelle eroine, non riusciva a immaginare realmente cosa potesse voler dire amare qualcuno, dimenticarsi di tutto, guardare negli occhi della persona amata e vedere l’infinito.


Un giorno, Seth, il figlio di un cacciatore che viveva ai margini della foresta, si addentrò nelle terre di Camille nonostante un patto antico vietasse di andare lì in cerca di prede. Il giovane aveva sentito storie spaventose sulla strega e avanzava timoroso; il suo arco tremava leggermente e stava attento a qualsiasi movimento. Camille stava raccogliendo l’ortica che cresceva vicino al vecchio salice piangente e cantava dolcemente; il suono della sua voce sembrava lo scroscio di una cascata e quando raggiunse il giovane, una forza lo guidò fino alla ragazza. I due si innamorarono perdutamente e iniziarono a passare tutto il tempo insieme, alla fine Seth lasciò il villaggio e andò a vivere con Camille.

Passarono gli anni e dal loro amore nacque un bellissimo bimbo che chiamarono Caleb e la loro vita divenne perfetta. Ma la felicità attira sempre qualche problema e da est iniziarono ad arrivare uomini potenti che si dichiaravano emissari di Dio, queste “sante” persone proclamavano la malvagità delle streghe e la necessità della loro estinzione. Non ci volle molto perché gli ignoranti e timorosi abitanti del villaggio incolpassero Camille e la sua progenie per ogni male e presto marciarono nella foresta impugnando torce e forconi. Seth li vide arrivare da lontano e cercò di portare la sua famiglia in salvo, ma ormai erano stati circondati. Il vociare dei villani era un coro d’odio cieco, il fuoco delle torce sembrava vivo e le punte dei forconi scintillavano nella notte; Caleb, che aveva solo quattro anni, iniziò a piangere impaurito e la madre lo strinse a sé.

Seth fu separato dalla moglie e dal figlio e fu legato ad un albero; il taglialegna del villaggio avanzò lentamente verso l’uomo urlante e sotto lo sguardo impietrito della moglie alzò l’ascia e gli tagliò la testa che rotolò fino a pochi metri da Camille. Un coro di gioia si innalzò. Le lacrime le scendevano copiose sulle guance mentre indietreggiava implorando pietà, stringeva suo figlio in un abbraccio disperato in preda al panico quando un dardo fu scoccato verso il piccolo fagotto che le si agitava in grembo. Un urlo squarciò la notte, Camille adagiò il figlio in terra e si inginocchiò al suo fianco. Il dardo lo aveva preso alla testa e il piccolo Caleb era morto subito; il dolore più puro scoppiò nel cuore della grande strega bianca che accarezzò il viso del bambino asciugandogli una lacrima che gli era colata fino al mento.

Improvvisamente tutto quello che aveva sempre creduto smise di avere importanza e lasciò che il suo potere fluisse libero. Si alzò in piedi e dalla sua gola uscì un grido unito ad ruggito raggelante; i villani smisero di parlare e ogni suono scomparve dalla foresta, il buio si fece denso e un gelo scese per insinuarsi nelle ossa dei presenti.

La ragazza non aveva mai voluto far del male a nessuno, ma in quel momento tutto ciò che la sua anima desiderava era vendetta. Aveva voglia di sentire ancora delle grida, ma questa volta sarebbero state grida di terrore, il calore dell’abbraccio di suo figlio stava svanendo e una lacrima le percorse il viso fino a cadere in terra. Appena la goccia toccò il suolo tutta la foresta si congelò e i paesani iniziarono a correre via presi dal panico. Camille allargò le braccia e le torce si spensero, per pochi audaci che provarono a combatterla riservò una fine orripilante. Con un gesto della mano gli uomini lasciarono cadere le armi e dagli occhi e dal naso iniziò a colare sangue; si afferrarono la gola in preda ad attacchi di tosse violenti e in pochi secondi affogarono nei propri fluidi. Guardando la strage la strega sorrise e a piedi nudi camminò verso il villaggio lasciando impronte insanguinate sul suolo ghiacciato.

Gli sciocchi villani correvano in ogni direzione tentando di sfuggire al destino che si erano cercati, ma degli occhi cominciarono a brillare nel buio ovunque e molti di loro furono sbranati vivi. sy6pft


Le urla riempirono il bosco e il sangue dissetò il terreno. Quando Camille arrivò al villaggio vide che erano sopravvissuti veramente in pochi e con un sorriso maligno scagliò la maledizione peggiore che riuscì a pensare: con una lenta litania li costrinse a tornare a casa per uccidere i tutti quelli che erano rimasti nel villaggio, compresi i bambini, e a vivere in eterno con la consapevolezza di ciò che avevano fatto.

Prima di ritornare nella foresta lanciò una sfera di fuoco verso la chiesa e rimase qualche secondo a guardare le fiamme sentendo anche l’ultimo pezzo del suo cuore che moriva ascoltando le stride urla dei piccoli innocenti che venivano trucidati dai loro cari. Poi Camille si voltò e scomparve nell’oscurità del bosco.

FINE

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