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🚨 : LA NUOVA STRATEGIA DI TRUMP, RIBALTARE IL RISULTATO DEL VOTO BLOCCANDO LE CERTIFICAZIONI A LIVELLO STATALE E FACENDO NOMINARE GRANDI ELETTORI A LUI FAVOREVOLI "Il presidente Trump ha accelerato i suoi tentativi di interferire nel processo elettorale americano, compiendo il passo straordinario di contattare direttamente i legislatori dello stato repubblicano del Michigan e invitandoli venerdì alla Casa Bianca per le discussioni mentre lo Stato si prepara a certificare la vittoria del presidente eletto Joseph R. Biden Jr". Questo è l'inizio dell'articolo di apertura di oggi del Washington Post. Per Trump e i suoi sostenitori repubblicani, il Michigan è infatti diventato l'obiettivo principale della loro campagna per cercare di "rovesciare il risultato del voto", come ha detto ieri chiaramente il suo legale, Rudy Giuliani, in conferenza stampa. Prima dell'invito ai leader repubblicani statali, Trump aveva anche chiamato direttamente Monica Palmer, uno dei due membri repubblicani della Commissione Elettorale della Contea di Wayne che inizialmente aveva rifiutato di certificare il risultato del voto nell'area di Detroit, la roccaforte democratica in Michigan.

Stando a quanto riporta il Post, il presidente ha chiesto ai suoi consiglieri quali altri funzionari repubblicani potrebbe chiamare in altri Stati chiave nel tentativo di la certificazione dei risultati che formalizzerebbe la sua sconfitta elettorale. L'intento è quello di seguire la teoria secondo cui se i risultati non fossero certificati, sarebbero le legislature statali (in diversi Stati a maggioranza repubblicani) a poter intervenire e nominare grandi elettori favorevoli a Trump in tempo per la decisiva riunione del Collegio Elettorale del 14 dicembre.

La teoria legale su cui si basa questa strategia è quantomeno controversa, ed in diversi Stati gli stessi leader repubblicani statali hanno escluso qualsiasi loro possibile coinvolgimento nel processo per sovvertire il risultato del voto. "Secondo i nostri statuti non abbiamo alcun ruolo", afferma ad esempio Robin Vos, il presidente repubblicano dell'Assemblea statale del Wisconsin. In Arizona, il presidente repubblicano della Camera, Rusty Bower, ha inviato una lettera ai suoi colleghi repubblicani sottolineando di aver votato per Trump, ma rilevando che i tribunali avevano già smentito alcune delle affermazioni del presidente e chiarendo che i legislatori non potevano interferire con la volontà degli elettori. "Desidero rispondere semplicemente dicendo: ho giurato di difendere la Costituzione degli Stati Uniti e la Costituzione e le leggi dello Stato dell'Arizona", ha scritto Bower, secondo una copia dell'email ottenuta da Yellow Sheet Report. In Georgia e Pennsylvania, dove i repubblicani controllano anche le legislature statali, sono in molti ad affermare che la strategia di Trump ha poche possibilità di successo. Un alto consigliere del Segretario di Stato repubblicano della Georgia Brad Raffensperger ha detto che ci sono "zero" possibilità che il segretario possa rispondere ad una telefonata dal presidente o dai suoi consiglieri. Raffensperger dovrebbe certificare oggi il risultato del voto in Georgia, così com previsto dalla legge, e poi mandare la certificazione alla firma finale del governatore repubblicano Brian Kemp. La settimana Kemp ha detto ai giornalisti di essere contento che Raffensperger abbia ordinato l'audit ed il riconteggio manuale del voto presidenziale. Eppure Trump negli ultimi giorni ha insistito pubblicamente su Kemp affinché intervenisse nel riconteggio per rifiutare le schede e "capovolgere" il risultato. "I repubblicani devono diventare più duri!" Trump ha twittato a Kemp ieri mattina. In privato, Trump ha detto ai consiglieri di essere furioso con il governatore per non aver fatto di più per ribaltare il risultato, riporta il The New York Times. Ma è in Michigan in particolare che la strategia del presidente Trump ha rappresentato una notevole intrusione nella politica statale e locale: non è usuale vedere un presidente in carica che contatta personalmente funzionari che di solito svolgono un ruolo piccolo e invisibile in un processo di routine come quello della certificazione del voto. Il presidente ha chiesto personalmente l'incontro alla Casa Bianca con Mike Shirkey, il leader della maggioranza del Senato dello Stato, e Lee Chatfield, il presidente della Camera del Michigan, che si siederanno con lui al tavolo alla Casa Bianca oggi. Non è ben chiaro di cosa intende discutere precisamente il presidente, ma una delle possibilità che viene paventata da più parti è quella di cercare di pressare i due leader repubblicani statali a garantire la nomina dei grandi elettori a suo favore, nel caso in cui la certificazione del voto venisse bloccata o rallentata durante la riunione della Commissione Elettorale statale che si terrà il 23 novembre prossimo. Durante un'intervista, uno dei membri repubblicani della Commissione Elettorale statale, Norm Shinkle, ha detto di non aver deciso come votare, soprattutto visti i dubbi sul conteggio dei voti nella contea di Wayne. Ha detto che era stato sommerso dalle chiamate sul suo prossimo voto. Ricordiamo che secondo i risultati ufficiali in Michigan il vantaggio di Joe Biden al momento è di 155.629 voti e che la Commissione Elettorale statale è composta di 4 membri, 2 repubblicani e 2 democratici, per cui un impasse è assolutamente possibile. Si tratta di una mossa considerata come estrema ed anche al limite dell'eversione da diversi commentatori e che quasi certamente fallirà come ammettono anche molti supporter del presidente e che segue una serie di sconfitte legali dinanzi alle corti statali e federali degli Stati chiave: a questa mattina il conteggio è a 32 sconfitte contro 2 vittorie per il team legali del presidente. Di queste due, una è stata poi annullata (giusto ieri) da una Corte di Appello in Pennsylvania, mentre la seconda riguarda 2.349 voti espressi via posta nella contea di Allegheny in Pennsylvania che sono stati annullati perché non era stata datata correttamente la dichiarazione allegata alla scheda con il voto. Nonostante l'annullamento di questi voti, comunque, Joe Biden resta nettamente in vantaggio di 81.910 voti in Pennsylvania secondo il dato ufficiale attualmente reso noto. La strategia di Trump ha poi subito un altro duro colpo sempre ieri quando lo Stato della Georgia ha annunciato il risultato definitivo del suo riconteggio manuale delle schede, che vede Joe Biden restare avanti di 12.284 voti. Subito dopo l'annuncio, anche AP (Associated Press) ha riconosciuto la vittoria di Biden in Georgia, assegnando lui 306 grandi elettori contro 232 del presidente uscente.

Da parte sua il presidente eletto Joe Biden, il cui team di transizione è stato ostacolato in tutti i modi dall'Amministrazione Trump, ha definito Trump come "uno dei più irresponsabili presidenti nella storia americana" in un discorso effettuato ieri a Wilmington, in Del., dopo una discussione sulla situazione economica con i governatori democratici e repubblicani. "Invia un messaggio orribile al mondo sul tipo di Paese che siamo... è difficile capire cosa pensa. Sono fiducioso del fatto che sappia anche lui di aver perso, che non ha chance di vincere e che presterò giuramento come presidente il 20 gennaio".

A Capitol Hill, anche altri alti esponenti democratici hanno alzato i toni. "Penso che siamo ai limiti dell'alto tradimento", ha detto il leader della maggioranza alla Camera Steny H. Hoyer (D-Md.). “Trump sta minando l'essenza stessa della democrazia, che è: andare alle urne, votare e decidere. Non c'è dubbio che la gente abbia deciso di eleggere Biden come presidente".

Tra i repubblicani si è levata una voce fortemente critica, quella del senatore repubblicano Mitt Romney che senza mezzi termini ha accusato il presidente Trump di "non essere riuscito neppure a presentare un caso credibile di frode diffusa o cospirazione davanti a qualsiasi tribunale" e di "aver fatto ora ricorso a pressioni aperte sui funzionari statali e locali per sovvertire la volontà del popolo e ribaltare il risultato delle elezioni", aggiungendo che "è difficile da immaginare un'azione peggiore e più antidemocratica da parte di un Presidente americano in carica".

Alla Casa Bianca, Trump è passato in pochi giorni dalla possibilità di riconoscere la sua sconfitta all'esprimere "amarezza e incredulità per il fatto che ciò che crede sia stata una sua vittoria gli è stato tolto con i brogli", afferma il Post. Nei giorni passati, il presidente si è rafforzato nella sua convizione che i legislatori statali possano detenere le chiavi della sua salvezza politica, spinto su questa strada in particolare dal suo avvocato personale Rudolph W. Giuliani.

Il presidente in particolare "è diventato ossessionato da una teoria cospirativa avanzata da uno dei suoi avvocati, Sidney Powell, sulle macchine per il voto di proprietà di Dominion Voting Systems" e di un complotto globale per hackerare il risultato del voto, nonostante da più parti i funzionari responsabili della sicurezza informatica abbiano negato che esistano prove di tale compromissione.

Nel corso della conferenza stampa di ieri, Powell, così come Giuliani, hanno ribadito di avere "prove" a supporto delle loro gravi affermazioni, ma senza mostrarle ai giornalisti: "non posso davvero rivelarle" per il rischio "di mettere a repentaglio la vita e la sicurezza dei testimoni", ha detto Giuliani dal palco. Powell invece ha parlato di una campagna che va avanti da anni per ribaltare il risultato del voto mediante le macchine per il voto elettronico che ha coinvolto anche Hugo Chávez, il leader venezuelano morto nel 2013. Durante la conferenza stampa i legali del presidente hanno anche denunciato presunte frodi elettorali ad Atlanta, Detroit, Milwaukee, Philadelphia e in altre città i cui governi municipali sono controllati dai Democratici e dove il presidente eletto Joe Biden ha vinto con ampi margini. "Non possiamo permettere a questi criminali - perché è quello che sono - di rubare un'elezione al popolo americano", ha detto Giuliani senza mezzi termini. “Gli americani hanno eletto Donald Trump; non hanno eletto Joe Biden. Joe Biden è in testa a causa dei brogli, delle schede illegali che sono state prodotte e che sono state autorizzate ad essere utilizzate dopo la fine delle elezioni. Dateci l'opportunità di dimostrarlo in tribunale e lo faremo", ha promesso Giuliani, nonostante che finora praticamente tutti gli sforzi legali della campagna di Trump non abbiano portato risultati ed il tempo scorre inesorabile contro di loro. A rispondere alle accuse di Powell e Giuliani è stata Joni Ernst, senatrice repubblicana appena rieletta in Iowa: "Insinuare che i candidati repubblicani e democratici hanno lavorato per cambiare il risultato di queste elezioni, è assolutamente oltraggioso, e sono personalmente offesa di questo", ha detto a Fox News Radio. "Lanciare in modo disinvolto questa accusa solo per confondere i nostri elettori negli Stati Uniti, penso che sia assolutamente sbagliato". Anche Christopher Krebs, l'ex direttore della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) licenziato da Trump martedì dopo aver aver dichiarato pubblicamente che le elezioni erano state le più sicure della storia, ha commentato duramente la conferenza stampa dei legali del presidente: "E' stata la più pericolosa 1 ora e 45 minuti trasmessa sulla televisione americana. E forse anche la più folle", ha scritto su Twitter. "Queste sono le parole e le azioni di chi vuole tentare un colpo di Stato", afferma il New York Times che cita le parole dello storico ed autore Michael Beschloss. “Questo è un presidente che abusa dei suoi poteri per cercare di rimanere in carica a tutti i costi, anche se è evidente a tutti che è stato sconfitto nelle urne. Questa è una prospettiva che ha terrorizzato la maggior parte dei fondatori quando hanno scritto la Costituzione".

Beschloss ha aggiunto: "Non voglio essere allarmista, ma penso che sia nostro compito come cittadini vigilare su ognuna di queste cose con un occhio al pensiero dei Padri Fondatori sulla possibilità che un presidente rigettato dagli elettori possa usare i suoi poteri per cercare di rimanere in carica in ogni caso".

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