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Quarant’anni fa, quando si innamorò di un rudere aggrappato alle pendici del Poggio, Paolo Ferruzzi non immaginava che il suo piccolo investimento immobiliare nascondesse un tesoro di una specie rara. Durante i lavori di restauro, non trovò nel sottoscala monete d’oro o preziosi monili, ma percepì l’immateriale e straordinaria presenza di una leggenda. Scrostando calcinacci e rovistando in soffitta, vennero infatti alla luce fregi, documenti e decorazioni di epoca napoleonica, le tracce inequivocabili di un passaggio, che avrebbe confermato l’idea stendhaliana del genius loci: parliamo nientemeno che di Napoleone, al tempo del suo esilio all’isola d’Elba. Fra le macerie, c’era anche un targhetta con scritto «Druo», molto probabilmente «Drouot», il nome del generale e governatore dell’Elba che precedette di qualche giorno l’arrivo dell’imperatore e che elesse la casetta a personale luogo di rifugio e contemplazione. Nessuno saprà mai se avesse offerto al sovrano anche il suo letto, ma ai posteri piace crederlo.

Paolo Ferruzzi, di professione architetto, ma scrittore e drammaturgo per passione, nonché memoria storica dell’Elba, si mise di buona lena a trasformare il rudere con i suoi spiritelli bonapartisti in un riferimento culturale e letterario compiuto, aperto a ricercatori e scrittori e ai turisti, che nel corso degli anni sono diventati centinaia. Al piano terra, troviamo la camera dell’imperatore, poi il salotto, arredato con mobili d’epoca, e una biblioteca, ricca di biografie e documenti, che è stata d’ispirazione a biografi e romanzieri periodicamente ospitati da Ferruzzi. Qui Ernesto Ferrero ha scritto «N», vincitore dello Strega.

In occasione del bicentenario dell’esilio (2014), Ferruzzi ideò il progetto di fare rivivere quell’epoca, con una sorta di happening letterario e storico che si rinnova quasi ogni giorno durante l’estate. Nella «casetta Drouot», attori non professionisti impersonano il generale governatore, l’imperatore e Maria Walewska, la contessa polacca amante di Napoleone, che volle essergli vicina fino all’ultimo istante.

L’imperatore e la bellissima contessa, l’unica donna che avesse davvero amato, trascorsero un’ultima notte al santuario della Madonna del Monte. Lei lo avrebbe seguito ovunque, anche a Sant’Elena, ma Napoleone allungava lo sguardo sulla terra natia, la Corsica, architettando piani di fuga e riscossa.

Gli attori si intrattengono con i visitatori, recitano e spiegano, soprattutto regalano suggestioni. Qui non si parla di Jena o di Austerlitz, di Waterloo e della Beresina, ma di un regno in miniatura, della malinconia dell’esilio, dello struggimento di poche ore d’amore consumate sul monte Capanne, che si scorge da una finestra della casetta. È questo il capitolo che emoziona di più, che piace persino ai digiuni di storia e musei, che colora di suggestioni la vacanza sull’isola. Questa estate, anche a causa della pandemia, l’impegno degli attori si è ridotto. Così sono Ferruzzi e sua moglie Mimma a fare gli onori di casa e a raccontare questa storia infinita. Lo fanno senza sciabole e uniforme, ventagli e parrucche, ma rigorosamente con la mascherina anti Covid.

L’isola d’Elba, si sa, vive del mito dell’Imperatore, il quale, a ben vedere, fu anche un modernissimo comunicatore di se stesso: «N» è il suo logo, diventato sull’isola un’etichetta turistica appiccicata su ogni genere di prodotti e souvenir, ma non ancora sfruttato in modo organico e coeso come si dovrebbe: basti dire della trascuratezza delle residenze napoleoniche di Portoferraio e San Martino e del campanilismo un po’ improvvisato dell’offerta celebrativa, persino nell’occasione speciale del bicentenario della morte di Napoleone, peraltro ripetibile soltanto... fra uno o due secoli. Ma la «casetta Drouot» consente di dare a un capitolo breve e declinante della vita dell’imperatore una dimensione coerente e importante per la cultura e la storia dell’Elba. Il mito, del resto, non ha bisogno di celebrazioni. Si rinnova ogni giorno e si comincia già ad avvertire quando le pance dei traghetti si aprono sulla baia di Portoferraio e la rocca di Bonaparte incombe sullo sbarco dei turisti. È un insieme di dettagli che fanno il film delle vacanze, le bici, le motociclette, i sacchi a pelo, i gommoni e i motori fuori bordo, i suv stracarichi di valigie, le targhe straniere... L’imperatore diventa una presenza discreta. Non disturba il passeggio sul lungomare e le notti in discoteca. Solo chi ne ha voglia lo va a cercare e con un po’ di fantasia lo può incontrare lassù, in un trekking per innamorati.

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