“Apre bocca e gli dà fiato”: così a Roma si dice di chi parla a vanvera e, tanto per parlare, finisce per dire cose insensate. E…

Dice Salvini: invece di ricorrere al Mes, chiediamo i soldi agli italiani con una emissione di titoli di Stato garantita “dallo Stato e dalla Bce”, riservati, appunto, agli italiani con “vantaggio fiscale”; preferisco essere indebitato con i nostri concittadini – aggiunge – piuttosto che con i partner europei “che poi ci strozzano”.  

Vediamo. Chiedere i soldi “agli italiani” è una affermazione senza senso in regime di libertà del movimento dei capitali. Gli investitori italiani sono liberi di investire all’estero, così come gli investitori stranieri sono liberi di investire in titoli italiani; libertà, questa, che è la premessa per consentire alle risorse disponibili di venire impiegate nelle iniziative più valide indipendentemente dalla localizzazione delle une e delle altre. 

Pertanto, se un investitore, poniamo, arabo intende sottoscrivere quei titoli, dopo tutti gli sforzi che si fanno per attrarre capitali, Salvini che fa, glieli nega? Per altro, il nostro dovrebbe sapere che da sempre chi, per patriottismo o meno, intende investire in titoli italiani può farlo benissimo, ma la realtà è che il risparmio privato che ha preso questa strada è andato scemando negli anni ed ormai sostiene una frazione trascurabile del debito pubblico; ci sarà o no una ragione?

Dice: ma potrebbe esserci un vantaggio fiscale. Se questo fosse effettivamente previsto – oltre quello che c’è sempre stato sui titoli di Stato – di altro non si tratterebbe che di un interesse addizionale a quello nominale. Tanto varrebbe, dunque, emetterlo ad un tasso nominale più elevato per richiamare una maggiore platea di sottoscrittori. O no? 

Ma il marchingegno – pare di capire – è per riservare l’ipotetica emissione “agli italiani” perché preferisce essere debitore degli italiani piuttosto che di… altri. Attenzione: qual è la differenza tra un debito verso residenti ed uno verso non residenti? La risposta dovrebbe essere senza esitazione: nessuna. Ma se una differenza si fa, può essere perché si considera che verso un creditore residente si possa fare ciò che non si potrebbe, o che sarebbe più sconsigliabile, fare verso un qualsiasi soggetto non residente. E se così stanno le cose, a sottoscrivere quei titoli ci sarebbe comunque da pensare.  

Ma c’è – dice – la garanzia dello Stato “e della Bce”. Ora, lasciando perdere lo Stato, e lasciando perdere che la concessione di garanzie non rientra tra i compiti statutari della Banca per quanto estensivamente interpretati, Salvini dovrebbe sapere che la Bce finora ha dato ben più di una garanzia sui titoli italiani perché li ha acquistati, e ne ha acquistati tanti, ma proprio tanti, e tanti ancora si è impegnata ad acquistarne; ma questo forse è meglio non dirlo perché poi sarebbe difficile aizzare il suo pubblico contro l’euro e contro l’Europa.  

Dice: molto meglio rivolgersi agli italiani che ricorrere al Mes. Allora mettiamola così: il Mes è un meccanismo che prevede la concessione di prestiti a fronte di impegni sia sull’uso che, soprattutto, sui comportamenti del debitore che ne assicurino la restituzione. Certamente è legittimo valutare ed eventualmente contrattare le condizioni alle quali il prestito può essere eventualmente concesso, ma non si può pretendere che la concessione avvenga senza condizione alcuna, tanto meno dopo le numerose prove che sono state date di indebitamento per finanziare spesa corrente o, per dirla più chiaramente, per elargizioni elettorali.

E allora, posta la legittimità di trattare all’evenienza le condizioni meno onerose, ma posta anche l’inconsistenza della pretesa di ottenere prestiti senza condizioni, e posta infine la regola che mette sempre nelle mani del creditore chi dipende dall’indebitamento, un rifiuto del Mes non avrebbe solo la conseguenza di una dissociazione dalla netta maggioranza dei partner europei, ma avrebbe la valenza ben più generale di un rifiuto, magari nel nome di una malintesa sovranità, a sottostare a qualsiasi condizione nei confronti di un qualsiasi creditore.  

Concludendo, se è questo il tenore dei contributi che l’opposizione offre per superare le grandi difficoltà indotte dall’epidemia, è comprensibile qualche difficoltà nel comprendere il reiterato lamento della stessa opposizione per la scarsa considerazione che ad essi riservano governo e maggioranza.  










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